Lavori in Corso
Arte per pensare
Il filosofo Massimo Cacciari, intervistato da una giornalista, alla domanda: “perché i suoi testi sono sempre accompagnati da riproduzioni di opere d’arte?” rispondeva che gli artisti, più dei filosofi, sono dei grandi pensatori.
Ci piace così iniziare questa presentazione richiamando alla nostra mente un’altra opportuna citazione.
Una bella frase di Kant nella Critica del Giudizio: le “idee estetiche”, cioè le opere d’arte, sono “quelle rappresentazioni dell’immaginazione che danno occasione di pensare molto senza che però un qualunque pensiero o concetto possa esser loro adeguato”. Questo vale per l’arte di sempre, per gli artisti impegnati a dare forma alle loro idee servendosi del linguaggio delle immagini. Che mutano nel tempo, lo interpretano, lo leggono secondo la loro ottica personale. Vale per l’arte figurativa come per quella aniconica in un passaggio cruciale della storia dell’arte, quello dell’irrompere del “contemporaneo” nelle sue infinite sfaccettature. Più ancora che nel passato pensare per immagini è un’avventura rischiosa, un di più di responsabilità coscienziale, un mettersi a nudo, un’epifania dell’anima, proprio perché gli strumenti e gli stilemi non sono più quella della tradizione. Ernst Gombrich, il più grande storico dell’arte del ‘900, invita i suoi lettori a liberarsi, di fronte a un’opera d’arte, dei “pregiudizi” che impediscono il godimento di un’opera d’arte.
Liberarsi dell’antinomia bello/brutto ad esempio. Così, non sempre il brutto naturale è anche brutto artistico. Accade così che il brutto di un volto devastato dai segni dell’età sia artisticamente bello. Nell’arte contemporanea liberarsi di pregiudizi è rinunciare alle cose belle, accattivanti, colorate, che mettono in mostra il sogno e le aspettative di ciò che vogliamo sentirci dire e che fanno parte di una cultura figurativa consolidata. L’ironia, il comico, l’inatteso, la contestazione, a volte lo sberleffo, la dissacrazione, il bricolage, a volte il kitchs, una mentalità “dada” che si beffa della tradizione.
Un’arte che impegna il fruitore in un corpo a corpo coinvolgente e invita alla riflessione e forse anche al rifiuto.
Siamo certi che gli artisti in mostra, “mostri” della contemporaneità, negli spazi di Percorsocasa, ancora una volta, dopo le belle esperienze di “il Campo dell’arte” di “ipoArt” mettono in scena un evento di assoluta valenza culturale, al passo coi tempi con lo sguardo rivolto alla storia e alla società.
Un obbligo non formale è anche quello di salutare l’esordio di chi ci ospita, Gianluca Rapagna, il quale, mentre l’imprenditoria della città volge gli interessi altrove, mette a disposizione gli spazi dell’azienda per l’arte e le sue manifestazioni. Insieme a lui siamo certi di non deludere le aspettative dei cittadini.
Romolo Bosi