Per una visione rammemorante
Vincenzo Ammazzalorso usa il mezzo fotografico con la naturalezza di chi ha fondamento scientifico. I suoi lavori sono infatti prevalentemente volti a documentare le varie fasi della evoluzione naturale di un elemento vegetale o animale con una lettura macro dai connotati episodici di un racconto straordinario. In altri casi, i suoi paesaggi hanno una notevole sintesi descrittiva nel presentare aspetti di una realtà del quotidiano, legati sia ad usi e costumi di un mondo contadino che a tematiche di una agricoltura dal volto umano, quella, per intenderci, di qualche anno addietro, priva di tecnologie esasperate e di pianificazioni operative legate al profitto industriale.
Ammazzalorso vive così il suo rapporto natura-cultura cercando di cogliere, nella dimensione macro, la quotidianità inedita di uno svolgimento vitale e, nella visione diretta, ciò che rimane nella memoria collettiva di un lavoro nei campi o nei boschi, in luoghi non urbanizzati e legati alla cultura materiale.
Con queste premesse Vincenzo Ammazzalorso riesce sempre a mostrare in ogni immagine un momento elegiaco di riflessione, senza mai cadere in sentimentalismi e conservando la lucidità di una visione essenziale. Le sue foto non hanno la determinazione di una testimonianza legata a tematiche ideologiche forti, a stilemi di impronta sociale o a fervore di rimpianti.
La poetica di Ammazzalorso è in una tranquillità senza rassegnazione, in un richiamo a lavori e valori individuali, che vogliono farci rivivere un passato non lontano, non come fuga dalla realtà, ma come contrapposizione alla immanente virtualità informatica che condiziona il mondo contemporaneo. Poesia come riflessione umana, senza rimpianti e senza nostalgia, ma senza l’ansia del presente.
Accanto alla osservazione scientifica delle larve e dei pistilli, accanto alle visioni dei vecchi mulini ad acqua o di interni di macchine in disuso, dove aleggia ancora la presenza umana, c’è nelle immagini di Ammazzalorso una terza direttrice geografica ed ambientale, legata in modo contingente ai suoi viaggi nei paesi dell’est europeo, ma che non hanno alcun riferimento con unreportage. Le immagini di Praga, ad esempio, sono costruite sul filo di una connotazione storica, di appunti attuali sulla Città d’oro. Anch’esse costituiscono un momento di riflessione in cui tutti i particolari, pur non essendo decontestualizzati, sono individuati nella realtà tematica della tutela della memoria passata. Qui le foto conservano l’essenzialità, la soavità, la mancanza di tensioni che hanno sempre accompagnato la lettura ambientale di Ammazzalorso, che non sottolinea specifiche caratterizzazioni, ma l’umanità di un tempo trascorso.
Lo spirito che aleggia nelle immagini di Ammazzalorso ha così vocazione di una rappresentazione per visioni dirette, senza alterazioni emozionali. Si tratta una versione della modernità che si è lasciata alle spalle sia il gusto del romanticismo che dell’oggettivismo illuministico. Ma intanto gli aspetti umani non contaminati dall’ansia del presente indicano che l’autore non fa mai riferimento alle prospezioni attuali di dissolvimento esistenziale.Pertanto il congedo dal pensiero fortedell’estetica moderna è anche un congedo dal pensiero eclettico della dissoluzione del nichilismo postmoderno. Ammazzalorso si è invece ritagliata una zona intermedia del pensiero tenue e rammemoranteche attraversa il reale senza deformarlo, ma anche senza aderire ad una pienezza oltre la partecipazione umana.
E’ un trascendimento che si insinua tra la trascendenza e l’immanenza, per mostrare un luogo raccolto e pur visibile, dove la cura e la conservazione di un intermezzo emergente dal reale, ma partecipe del culto di una memoria, possano lasciar sopravvivere il senso analitico di una personale visione, senza cadere in un dominio costruttivo né nei sofisticati intellettualismi del pensiero debole.
Nerio Rosa
Estratto dal Catalogo della Mostra tenuta nella Galleria Fotogramma di Teramo